Francesco Ciusa

La natura come grande ispiratrice

Continuiamo a parlare di arte, grande patrimonio del nostro Made in Italy.

Dopo l’astrattismo di Feofeo e di Margherita Ferro raccontiamo oggi la storia, la tecnica e le passioni di un pittore realista: Francesco Ciusa.

Sardegna, estate, Francesco Ciusa ha tre o quattro anni, il padre dipinge ad acquerello in giardino, a due passi dal mare: la magia del pennello, che intingendosi nell’acqua colorata produce colori nuovi, diversi rispetto a quelli appena usati sulla carta, è un’alchimia misteriosa e per lui irresistibile. La vuole provare! Rifiuto paterno: gli acquerelli sono nuovi e troppo costosi per farli sciupare ad un bambino; “... quando sarai più grande potrai provare”, lo rassicura.

Mezz’ora dopo, la madre assicuratasi che il padre fosse altrove, era già pronta ad assecondare, vigilando con cura e guidando la mano, tutti gli esperimenti che ancora oggi, a più di cinquant’anni da allora, Francesco Ciusa continua a compiere con immutata emozione.

Questa è la “cifra”, l’imprinting del suo operare: sole, aria, respiro, luci ombre, spazio, colori, mediterraneo, profumo di piante e di fiori. E insieme la magia che si sprigiona dai materiali.

Per Francesco Ciusa dipingere è condividere, o cercare di far comprendere a chi non l’abbia provata, l’emozione al tempo stesso spaesante e accogliente che assale il pittore quando entra in un negozio di belle arti: gommalacca, trementina, olio di lino, di noce, di cartamo, mestiche preparatorie di tele-carte per acquerello belghe, francesi, inglesi, italiane. È un attimo, ma in quell’attimo si ripete concentrata tutta la storia dell’ascesi quotidiana del dipingere: dei tentativi, delle prove e degli errori, dei successi e delle cadute, dei dubbi, della sperimentazione tecnica.

Francesco Ciusa s’ispira ai macchiaioli, agli impressionisti, ai paesaggisti romantici e anche prima, al diciassettesimo e diciottesimo secolo. Ma innanzitutto si ispira alla natura e al “guardare”, con attenzione fenomenologica, a tutte le sue manifestazioni.

“Nessuna teoria estetica attuale, potrà riuscire a farmi sentire inadeguato, sorpassato nel continuare a dipingere paesaggi come si faceva già secoli fa.”

Francesco Ciusa

Francesco Ciusa

La natura come grande ispiratrice

L’esigenza di riprodurre il “vero” così come ci si offre, di testimoniare una realtà percepibile da tutti, di rimanere fedeli a un mondo capace di suscitare in noi esseri umani le medesime emozioni, rimane per Francesco Ciusa irrinunciabile.

L’obiezione che le estetiche contemporanee muovono a tale esigenza è che essa si è esaurita con l’Ottocento, epoca nella quale ha avuto la massima fioritura e la piena giustificazione teorica. Dal Novecento in poi “fare arte” non dovrebbe più significare sentire passivamente una natura bella e piacevole (ideale da allora in poi denunciato come “borghese”), da riprodurre soltanto, ma “pensarla”, cioè imporle la soggettività libera, creativa dell’artista.

Insomma il diktat contemporaneo impone di non reagire con i sensi alla natura, ma di esercitare l’intelletto in una serie di direzioni di ricerca non delimitabili da alcun vincolo. Il fatto che ciò possa apparire, (e sia apparso) un progresso rispetto al passato è quanto la storia dell’ultimo secolo sta mostrando; ma l’idea di fondo (l’arte è produzione e non riproduzione di forme) che la sorregge non è a parere del pittore meno discutibile della presunta semplice riproduzione mimetica di una realtà data, attribuita al “realismo”, del quale mi professo orgogliosamente esponente.

Oggi Francesco Ciusa ha sperimentato praticamente tutte le tecniche del colore (esclusi gli alchilici e i colori ad olio diluibili in acqua): l’acquerello, i pastelli soffici, le matite acquerellabili e l’acrilico, ma attualmente la sua preferenza va alla all’olio su tela.

“La pittura a olio racchiude in sé le possibilità che ciascuna delle altre tecniche assicura al meglio, senza averne i limiti.”

Francesco Ciusa

La trasparenza dei colori all’acqua e dell’acrilico impedisce di coprire il fondo, la corposità e l’opacità coprente del pastello e dell’acrilico stesso fanno perdere la trasparenza.

Dall’uso delle altre tecniche Francesco Ciusa ha appreso a utilizzare al meglio le caratteristiche dell’olio, che ha sia colori trasparenti sia coprenti. Ma è fondamentalmente una questione di pratica, intesa non solo in senso tecnico, ma anche in senso etico: è questione di dedizione, che richiede tempo, fatica, sacrificio. Solo andando per anni a dipingere all’aperto e sperimentando una continua frustrazione nel confronto tra risultati desiderati e risultati effettivi, le possibilità nascoste in una tecnica pian piano si rivelano e le difficoltà, almeno in parte, si superano.

Oggi Francesco Ciusa ha la fortuna di condividere con la sua compagna di vita e di lavoro due luoghi, sperduti nella campagna cremonese e in un bosco sul monte Baldo, affacciato sul Garda.

Sono case per l’anima, lungamente desiderate, cercate e infine trovate, come l’amore di una vita. Luoghi scelti con l’occhio del pittore e con la capacità, solo femminile, di custodire e di lasciar essere la natura così com’è.

Potete contattare Francesco Ciusa attraverso il suo sito web.

Gallery: Francesco Ciusa

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