I dolci siciliani:concerto di mandorle, spezie e segreti di convento.

La Sicilia ti travolge con una lista di ingredienti praticamente infinita.

Greci, Romani, Arabi, Normanni, spagnoli, francesi… in Sicilia, fin dai secoli più remoti, ci sono passati tutti (come dar loro torto? in un’isola così bella e così ben collocata nel Mediterraneo chi non vorrebbe andarci?) e tutti hanno lasciato una traccia nelle arti, negli occhi e nei lineamenti della gente, nel patrimonio culturale in generale e, naturalmente, nella CUCINA.

Se i ROMANI avevano con successo trasformato gran parte del territorio isolano in una riserva di grano, i GRECI prima e i NORMANNI poi ne apprezzavano mandorle e miele, cacciagione e pescato. Ma furono gli ARABI a lasciare forse la più importante impronta nella gastronomia siciliana; l’incremento della pesca al tonno (furono loro a costruire le prime tonnare); la trasformazione della semola di grano duro non solo in pane e polentine, ma anche in cuscus; l’impianto degli agrumi e la diffusione del riso.

E poi lo zafferano, la canna da zucchero, la cannella! E il gusto per le spezie, l’agrodolce da un lato e il dolce-dolce dall’altro. Un aumento fondamentale di materie prime e un fiorire di tecniche di coltivazione e di conservazione dei cibi che, nei secoli seguenti, farà la gioia dei cuochi dei nobili spagnoli e francesi. I quali, con il gusto per il ricco e per l’ostentazione, renderanno la cucina siciliana quel caleidoscopico capolavoro che conosciamo.

"Il gusto per le spezie, l’agrodolce da un lato e il dolce-dolce dall’altro"

I dolci siciliani

I dolci siciliani,conosciuti in tutto il mondo

Strati di sapori, contrasti e armonia, sempre un po’ di più e mai qualcosa di meno. Se un “semplice” piatto di sardine qui prevede l’aggiunta di uvetta e pinoli; il timballo di pasta – che in altre regioni si mette insieme con gli avanzi – in Sicilia ti travolge con una lista di ingredienti praticamente infinita.

Se a Roma ti prendi al volo un supplì in gastronomia, a Palermo mastichi per mezz’ora un’arancina pingue, piena, strabordante, fritta, sublime e che ti basta ben oltre l’ora di cena! Se a Milano sgranocchi compitamente un biscottino-rompifame (uno, eh, non di più), in Sicilia metti in bocca un concerto di mandorle, spezie e… segreti di convento.

Ecco: i DOLCI. Sorbetti e geli e croccanti e cassate sono stati inventati dei Mori, ma è nel periodo barocco che si sono evoluti in quel trionfo di dolce e fresco, di cremoso e profumato che ancor oggi esce dalle botteghe di molti sopraffini pasticcieri, ma anche dalle meravigliose mani di quelle poche monache di clausura che ancora resistono e da quelle di molte signore e signorine di casa.

Ve ne faccio vedere una per tutte: godetevi questo video dove la signorina Clara di Favignana, immortalata da Don Pasta nel 2016 per un progetto del Corriere della Sera, spiega in due parole come si fanno i cannoli. I veri cannoli, of course.

"I siciliani, persone belle e capaci di un affetto avvolgente che si esprime spesso nel dono di buonissimi dolci"

I dolci siciliani

Io ho una grande fortuna: AMICI SICILIANI. Persone belle e capaci di un affetto avvolgente che si esprime spesso nel dono di buonissimi dolci. Doni preziosi resi ancor più speciali dal fatto che viaggiano, a volte in maniera rocambolesca, da Palermo a Sassari.

E allora ecco un vassoio di cannoli che parte con primo volo del mattino o una cassata al forno che viene spedita con le accortezze che si potrebbero riservare a una trasferta della Gioconda! Perché è ovvio: ciò che fa della Sicilia e della sua cucina quello che è non è solo la terra, non è solo la storia, ma anche la fantasia, la generosità, il gusto del bello e l’orgoglio per le proprie tradizioni della gente che ci vive.

Cristiana Grassi aka Orata Spensierata

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