Scuola di Cucina Italiana a Tokyo
Claudia Casu delizie sarde in Giappone
Il progetto I love Italy che prevede – anche per la sezione cucina – di intervistare persone che abbiano una scuola di cucina italiana all’estero prosegue. Dopo Rosa Mariotti, che è laggiù in quel delle Hawaii a impastare e rosolare sotto una palma alta trenta metri, oggi inseguo con le mie domande un’altra ambasciatrice della cucina italiana all’estero: Claudia Casu.
Anche Claudia è una di quelle belle persone che ho conosciuto prima attraverso i social che di persona. Anche perché vive in Giappone, a Tokyo. Vorrei poter dire di averla raggiunta all’ombra del Fuji san (che è il mio sogno nel cassetto) o di averla incontrata almeno a metà strada, ma, in realtà è stata lei ad avvicinarsi di più. Ho incontrato Claudia ad Alghero, a pochi chilometri da Sassari – dove io vivo e lei è nata – dopo tanti mesi di scambi a distanza di battute, ricette e informazioni e ne ho approfittato per intervistarla, passeggiando sul lungomare in una splendida giornata dello scorso ottobre.
Claudia Casu vive stabilmente a Tokyo dal 2009 dopo tre lustri a Roma, un breve periodo a Londra e un velocissimo passaggio in California in un momento storico non proprio sereno (era il settembre 2001). A Tokyo ha esercitato la sua professione di art director e ha collaborato con noti ristoranti e canali televisivi fino a che, sollecitata dalle amiche che non aveva avuto difficoltà a farsi anche laggiù, ha aperto una scuola di cucina sarda a Tokyo che oggi si chiama Sardegna Cooking Studio. Un nome bellissimo, che rende bene l’idea di dinamicità e creatività che sono la cifra di questa scuola. Qui, infatti, si impara un po’ tutto sulla cucina sarda in particolare e italiana in generale, ma più che altro si impasta e si sperimenta.
Claudia Casu– in perfetta linea con la sua formazione – ha inventato diversi formati di pasta, che crea utilizzando attrezzi tradizionali sardi, come rotelle e pinzette di ottone. Oggetti splendidi, realizzati artigianalmente e spesso su misura. Le sue paste sono anche i soggetti stampati in bianco e blu su raffinatissimi teli da cucina. Dalle sue mani escono meraviglie di forme, armonie di pieni e vuoti, pizzi commestibili.

Intervista Claudia Casu
La cucina Italiana a Tokyo
Ho chiesto a Claudia chi sono i suoi allievi e, soprattutto, cosa cercano quando vanno da lei.
Claudia Casu:
I miei allievi sono davvero variegati, come un gelato all’amarena. Si tratta di office ladies amanti della buona tavola, oppure Chef di cucina italiana a Tokyo che, non potendo viaggiare regolarmente fino in Sardegna, si concedono delle sessioni full immersion nella mia cucina. Poi ci sono casalinghe appassionate della pasta fresca e manager che ci tengono a mangiare bene, a mangiare italiano.
Credi che lo stile italiano sia compreso davvero? Sappiamo che i giapponesi (di alto livello socieconòmico, chiaramente) amano molto l’Italia, la moda, l’arte; molti imparano l’italiano, altri adorano la musica lirica. Ma hanno presente l’enorme varietà della nostra cucina? Comprendono la grande differenza tra, diciamo…, il Piemonte e la Sicilia?
Claudia Casu: Oggi, per fortuna, grazie al grande lavoro di chi, negli ultimi due decenni, ha presentato con diligenza le eccellenze della nostra terra in Giappone, posso dire che si fa decisamente meno fatica a spiegare le ricchezze della nostra vasta cultura. In particolare, tramite l’importazione di ottimi vini da tutta Italia, si è potuta narrare anche la distribuzione geografica delle nostre delizie.

E in quanto alla Sardegna? Molti stranieri – anche europei – hanno difficoltà a trovare l’isola sulla carta geografica (ma lo stesso, temo, vale per l’Islanda o Cipro…); i giapponesi sono più consapevoli? Pensano alla Sardegna come a una possibile meta di viaggio? Vogliono sapere altro oltre la cucina?
Claudia Casu: Inizialmente tendono tutti a confondere la Sardegna con la Sicilia, isola ben più nota nel mondo per le sue ricchezze archeologiche e protagonista di molti film storici. Per questo motivo ho sempre pronta una cartina dove mostro l’esatta posizione della mia isola e, durante la lezione, le peculiarità territoriali di ciò che presento. Tra i miei allievi ci sono tantissime persone che, dopo aver studiato con me, hanno reso la Sardegna meta di viaggi enogastronomici di alta qualità.
Pensi che il successo delle tue lezioni di pasta – e di cucina in generale – sia dovuto al fatto che stai dando non solo nozioni e indicazioni tecniche, ma anche trasmettendo, con le mani, gli occhi, e con l’attenzione che metti in quello che fai, il legame che senti ancora profondamente con la tua terra d’origine?
Claudia Casu: Sicuramente il legame affettivo e ancestrale che mi lega indissolubilmente alla Sardegna traspare in ogni piatto che preparo. A partire dal rigore con cui scelgo la semola, sempre e solo di produzione sarda o italiana; solo recentemente ho scoperto un produttore locale che distribuisce un ottimo semolato, con cui ho sperimentato con successo alcune lavorazioni. In generale, però, prediligo in assoluto i prodotti sardi.

Poiché hai un osservatorio privilegiato grazie al tuo lavoro, credi che l’Italian Style sia pienamente apprezzato dai giapponesi che, notoriamente, sono persone molto legate alle proprie tradizioni? E, proprio a proposito dell’attaccamento alle tradizioni, ti senti di fare un parallelo con i sardi?
Claudia Casu: Credo che in Giappone la comprensione delle tradizioni estere passi attraverso diversi canali, tra cui, sicuramente, la pubblicità. Mi sono occupata di advertising per più di vent’anni e ho potuto constatare come, in Giappone, lo stereotipo venga assimilato con molta facilità. A volte non è facile spiegare la vera natura di certe abitudini distorte e ormai radicate, come gli spaghetti lessati con la salsa servita al centro, o il pollo fritto a Natale, per fare degli esempi. Però, con un po’ di pazienza e attenzione da parte dell’interlocutore, si riesce a delineare un quadro nuovo e più veritiero sulle nostre tradizioni autentiche. La Sardegna e il Giappone hanno in comune una grande qualità: quella di assorbire e interpretare, fino a renderle uniche, tutte le lavorazioni riproducibili provenienti dal mare, fino a farle proprie. Credo che sia una dote unica e tipica dei territori insulari.
Dopo essersi goduta un meraviglioso scampolo di autunno algherese, durante il quale comunque è stata intervistata, ripresa e fotografata da diversi media locali e internazionali (io buona ultima a fare domande…), Claudia Casu ha fatto tappa a Roma dove ha tenuto un’apprezzatissima lezione sulla lavorazione della pasta violata presso una scuola di cucina italiana per stranieri che presto conosceremo meglio. Un’energia e una creatività, le sue, che sono il vero motore della promozione del bello dell’Italia. Trovate notizie e bellissime immagini (come quelle che illustrano questo articolo) sia sulla pagina Facebook di Sardegna Cooking Studio, sia sullo spazio Instagram.
Gallery: Scuola di cucina sarda a tokyo, Caludia Casu
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